Ho dedicato molto tempo della mia vita nella ricerca di un linguaggio pittorico astratto “non oggettivo” dove lo studio della “forma” pittorica e quella architettonica si contaminassero dando vita a sovrapposizioni di strutture compositive.
Ho partecipato a diverse rassegne d’arte regionali e nazionali oltre ad aver esposto le mie opere presso lo Spazio arte “Forum” (Modena).
Teoria pittorica
Ogni dipinto nasce e si sviluppa da alcune suggestioni ma prima ancora dagli stimoli delle preesistenze dell’immaginario, dalle tracce delle percezioni inconsce delle strutture compositive vissute, che nella sintesi gestuale assumono un’immagine immediatamente pronta per essere modificata, riordinata a volte trasgredita.
Si tratta a volte di inventare un racconto partendo da una storia, in parte scritta, sovrapponendo un grado di lettura di ordine superiore, un iper-ordine, un contrappunto, al quale si aggiunge una nuova interpretazione.
Se pensiamo alle nostre città esse si sviluppano, si articolano, si arricchiscono dalle sovrapposizioni, stratificazioni di tempi diversi. Proprio in quegli interstizi risultanti nascono spesso spazi straordinari.
La natura della complessità sembra essere nella stratificazione di esperienze diverse, tanto per lo spazio, come per la formazione del carattere umano ed altrettanto in sistemi compositivi del linguaggio artistico.
Nell’esperienza maturata è oltremodo la ricerca di un’imprecisione che in architettura non esiste, una precisione allusiva, sfumata costituita da contorni spesso mutevoli, immagine trasposta di quella instabilità tipica del nostro essere in questo tempo.
Le tecniche sono quelle più istintuali, quelle che colgono l’enfasi, l’immediatezza dell’atto creativo, esiste quell’attimo dove la sintesi, tra l’inconscio e la consapevolezza, cerca una dimensione nell’immaginario divenendo forma, colore e struttura nella realtà di una immagine eterogenea.